Giorno: 30 Maggio 2024

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Monet e gli Impressionisti, Digital Experience a Milano

Gli oltre mille metri quadri di esposizione sono suddivisi in diverse aree che seguono una narrazione semplice, adatta a tutta la famiglia, perseguendo sempre l’obiettivo di educare intrattenendo.  Nella prima sala introduttiva si spiega al visitatore la corrente dell’Impressionismo che imprime sulla tela gli effetti di luce che colpiscono l’occhio ancor prima che il cervello. Una tavolozza di sfumature che cambia a seconda delle stagioni, tematica intorno alla quale si dipana il file rouge dell’esposizione.

Nella ricerca dell’attimo luminoso, i maggiori esponenti dell’Impressionismo ritraggono il progredire delle stagioni dipingendo terra, mare, fiumi, scogliere, alberi, fiori, prati, che mutano a seconda del periodo dell’anno. Dettagli vivi sempre diversi, proprio come quelle ninfee che Monet dipinge oltre duecento volte guardando lo stesso stagno, a riprova di quanto possa essere bella e mutevole la stessa cosa ogni giorno.

Uno stile pittorico che si sposa perfettamente con la moderna tecnica del Videomapping, protagonista del salone centrale.
Pareti e pavimenti prendono vita, immergendo il visitatore a 360 gradi in un viaggio lungo un anno nelle opere paesaggistiche più significative degli Impressionisti, cullati dalla musica classica de “Le Quattro Stagioni” di Vivaldi.

 

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Più di 200 foto di Brassaï in mostra a Palazzo Reale

Dal 23 febbraio e fino al 2 giugno Palazzo Reale presenta la grande mostra Brassaï. L’occhio di Parigi, promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale, realizzata in collaborazione con l’Estate Brassaï Succession.

La retrospettiva è curata da Philippe Ribeyrolles, studioso e nipote del fotografo che detiene un’inestimabile collezione di stampe di Brassaï e un’estesa documentazione relativa al suo lavoro di artista.

La mostra

La mostra presenta più di 200 foto d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti al fotografo, per un approfondito e inedito sguardo sull’opera di Brassaï, con particolare attenzione alle celebri immagini dedicate alla capitale francese e alla sua vita.

“Il percorso di questa mostra, come affermano i curatori, va vissuto come una passeggiata all’interno di un’opera in cui la parte fotografica è senz’altro quella più rappresentata, ma non è la sola – dichiara l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi –. Brassaï fu infatti un artista poliedrico: musicista, disegnatore, pittore, caricaturista, scenografo, scultore, cineasta, ma soprattutto fotografo e infine scrittore. Tutti i suoi talenti si possono scoprire ammirando le 220 opere in mostra, che restituiscono il senso della sua profonda cultura e della sua grande libertà espressiva”.

Le sue fotografie dedicate alla vita della Ville Lumière – dai quartieri operai ai grandi monumenti simbolo, dalla moda ai ritratti degli amici artisti, fino ai graffiti e alla vita notturna – sono oggi immagini iconiche che nell’immaginario collettivo identificano immediatamente il volto di Parigi.

Biografia

Ungherese di nascita – il suo vero nome è Gyula Halász, sostituito dallo pseudonimo Brassaï in onore di Brassó, la sua città natale –, ma parigino d’adozione, Brassaï è stato uno dei protagonisti della fotografia del XX secolo, definito dall’amico Henry Miller “l’occhio vivo” della fotografia.

In stretta relazione con artisti quali Picasso, Dalí e Matisse, e vicino al movimento surrealista, a partire dal 1924 fu partecipe del grande fermento culturale che investì Parigi in quegli anni. Brassaï è stato tra i primi fotografi, in grado di catturare l’atmosfera notturna della Parigi dell’epoca e il suo popolo: lavoratori, prostitute, clochard, artisti, girovaghi solitari.

Nelle sue passeggiate, il fotografo non si limitava alla rappresentazione del paesaggio o alle vedute architettoniche, ma si avventurava anche in spazi interni più intimi e confinati, dove la società si incontrava e si divertiva.

È del 1933 il suo volume “Paris de Nuit”, un’opera fondamentale nella storia della fotografia francese.
Le sue fotografie furono anche pubblicate sulla rivista surrealista “Minotaure”, di cui Brassaï divenne collaboratore e attraverso la quale conobbe scrittori e poeti surrealisti come Breton, Éluard, Desnos, Benjamin Péret e Man Ray.

“Esporre oggi Brassaï significa – afferma Philippe Ribeyrolles, curatore della mostra – rivisitare quest’opera meravigliosa in ogni senso, fare il punto sulla diversità dei soggetti affrontati, mescolando approcci artistici e documentaristici; significa immergersi nell’atmosfera di Montparnasse, dove tra le due guerre si incontravano numerosi artisti e scrittori, molti dei quali provenienti dall’Europa dell’Est, come il suo connazionale André Kertész. Quest’ultimo esercitò una notevole influenza sui fotografi che lo circondavano, tra cui lo stesso Brassaï e Robert Doisneau”.

Una fotografia “umanista”

Brassaï appartiene a quella “scuola” francese di fotografia definita umanista, per la presenza essenziale di donne, uomini e bambini all’interno dei suoi scatti sebbene riassumere il suo lavoro solo sotto questo aspetto sarebbe riduttivo.

Oltre alla fotografia di soggetto, la sua esplorazione dei muri di Parigi e dei loro innumerevoli graffiti testimonia il legame di Brassaï con le arti marginali e l’art brut di Jean Dubuffet.

Nel corso della sua carriera il suo originale lavoro viene notato da Edward Steichen, che lo invita a esporre al Museum of Modern Art (MoMA) di New York nel 1956: la mostra “Language 3 of the Wall. Parisian Graffiti Photographed by Brassaï” riscuote un enorme successo.

I legami con l’America

I legami di Brassaï con l’America si concretizzano anche in una assidua collaborazione con la rivista “Harper’s Bazaar”, di cui Aleksej Brodovič fu il rivoluzionario direttore artistico dal 1934 al 1958. Per “Harper’s Bazaar” il fotografo ritrae molti protagonisti della vita artistica e lette- raria francese, con i quali era solito socializzare. I soggetti ritratti in quest’occasione saranno pubblicati nel volume “Les artistes de ma vie”, del 1982, due anni prima della sua morte.

 

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A Milano apre uno spazio dedicato alla meditazione

Dopo il grande successo di “Project Revelation”, sancito da oltre 5.000 visitatori, The Prism apre The Prism Core Center: lo spazio artistico interattivo, curato da Marco Senaldi, pronto ad accogliere il pubblico in Piazza Napoli 22 a Milano.

Lo spazio

Uno spazio polifunzionale dedicato alla conoscenza di The Prism, il progetto artistico ideato da Stefano Simontacchi, che si propone di creare connessioni con il pubblico risvegliandone la consapevolezza.

Gli ampi e luminosi ambienti di The Prism Core Center consentono al visitatore di rivivere l’esperienza di “Project Revelation”, il percorso artistico-spirituale volto alla riscoperta e alla rivelazione del proprio autentico Sé; un itinerario di meditazione di cui lo spettatore è protagonista, attraverso una selezione di opere, veri e propri portali emozionali.

Informazioni utili

L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria sul sito dedicato nei seguenti giorni ed orari di apertura: martedì, mercoledì e venerdì, dalle ore 15 alle 21, il giovedì dalle 10 alle 15 ed il sabato e la domenica dalle 12 alle 19.

La prenotazione comprende la visita guidata alla sala espositiva e al percorso immersivo, in italiano o in inglese, per una durata complessiva di circa 45 minuti. Per preservare l’intensità dell’esperienza, il percorso immersivo è pensato per essere vissuto individualmente; in ogni caso, la prenotazione è valida per massimo 4 persone contemporaneamente nella stessa fascia oraria.

 

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La grande mostra su Picasso nel cuore di Milano

Dal 22 febbraio al 20 giugno a Milano, negli spazi del Mudec, arriva la mostra Picasso. La metamorfosi della figura, dedicata al grande artista spagnolo e al suo rapporto con l’arte primitiva.

La mostra

Il grande artista non considerava come “primitiva” l’arte che lo ispirava, non vedeva un ‘prima’ e un ‘dopo’ nell’arte. “Non c’è né passato né futuro nell’arte – sottolineava –. Se un’opera d’arte non può vivere sempre nel presente, non ha significato”. Pablo Picasso infatti seppe, più di ogni artista della sua generazione, comprenderle e reinventarle.

Con questa mostra il Mudec propone al pubblico di leggere la ricchissima produzione di Picasso – dalle opere giovanili fino alle più tarde – alla luce del suo grande interesse per le fonti artistiche ‘primigenie’, per l’‘arte primitiva’, e racconta questa costante rielaborazione intellettuale e l’eredità artistica della sua visione attraverso un progetto espositivo appositamente pensato per essere ospitato nel Museo che racconta le culture del mondo e la loro reciproca e costante influenza.

Il ritorno al “primitivisimo”

Col ritorno al “primitivismo”, intorno al 1925, l’artista trae gli strumenti del linguaggio plastico da esempi africani, ma anche da esempi neolitici e proto-iberici (della Spagna preromana), prende spunto dall’arte oceanica, dall’antica arte egizia e da quella della Grecia classica (vasi a figure nere). Picasso inventa trasposizioni, rimodella figure dai volumi sproporzionati, in una costante metamorfosi delle figure che spesso hanno una forte connotazione erotica, e che governeranno l’evoluzione della sua pittura e della sua scultura, soprattutto nei momenti di crisi personale o sociale

Insieme all’apporto dell’Administration Picasso – presieduta dalla figlia Paloma Ruiz-Picasso – e degli eredi, che hanno creduto nel progetto espositivo confermando importanti prestiti, la mostra “Picasso. La metamorfosi della figura” chiude dunque idealmente un lungo 2023 di celebrazioni del 50° anniversario della morte del pittore con una mostra che è fortemente e volutamente ‘spagnola’ nell’identità del progetto, ma ‘universale’ nel cuore della visione artistica che di Picasso propone al pubblico.

La “Femme nue”

Il progetto sarà anche l’occasione per rivedere ospitata al MUDEC, dopo anni, la “Femme nue” appartenente alle collezioni civiche milanesi, meraviglioso dipinto che fu fondamentale preludio al capolavoro picassiano “Les Demoiselles d’Avignon”, in dialogo con magnifici dipinti di maschere. In un gioco di specchi e rimandi che dal più remoto passato guarda al contemporaneo, la selezione della produzione del Maestro spagnolo presentata in mostra è in dialogo con un corpus di fonti antiche e reperti archeologici ed etnografici, grazie anche alle ricche collezioni del MUDEC e alla collaborazione delle conservatrici del Museo al progetto.

 

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Baratto Market, il mercatino dove tutto è gratuito

Domenica 28 aprile al Tempio del Futuro Perduto torna il Baratto Market, il mercato in cui tutto è gratuito.

Un grande swap party

Il Baratto Market è un grande swap party in cui si porta un dono e se ne prende un altro.

Come funziona? All’ingresso si possono lasciare i propri doni (massimo 20 pezzi tra indumenti, libri, vinili, giochi, videogiochi) e ogni oggetto donato vale un gettone. All’interno del mercato sono presenti diverse bancarelle con cui barattare i gettoni.

 

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“Van Gogh: The Immersive Experience”. L’esibizione di realtà virtuale arriva a Milano

opo il grande successo con oltre 5.000.000 di visitatori in tutto il mondo, Exhibition Hub e Fever, annunciano l’arrivo a Milano, a Lampo Scalo Farini di Van Gogh: The Immersive Experience: un viaggio sorprendente tra le pennellate di uno dei più grandi geni artistici del XIX° secolo, tra campi di girasoli e mandorli in fiore.

La mostra

La mostra, che si terrà dal mese di maggio a dicembre 2023, per la prima volta in Italia completamente rinnovata nella proposta tecnologica, combina arte digitale, contenuti educativi e nuove esperienze di realtà virtuale per offrire una vera e propria avventura immersiva attraverso la proiezione di 350 capolavori di Van Gogh visibili a 360°.

 

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La Sagra del pollo di Giannasi, un’intera giornata tra cibo e musica

Sabato 1° Giugno a Milano torna la Sagra di Giannasi, un’intera giornata di divertimento e musica della tradizione milanese.

I visitatori potranno pranzare e cenare nei tavoli messi a disposizione gustando il proprio piatto milanese preferito, come risotto allo zafferano, casoncelli, tortelli di zucca, riso al salto, rustin negà, cotoletta, mondeghili, polenta fritta e l’immancabile Birrando, la Lager beer de Milan.

La nuova edizione

Per la terza edizione della Sagra, promossa presso il chiosco di Giannasi, Piazza Buozzi sarà al centro del programma culturale e di intrattenimento della giornata, che vedrà una prima parte dedicata alle famiglie e una seconda ai ragazzi.

Programma

Il tema della nuova edizione è il dialetto milanese. La giornata ruoterà attorno al confronto tra la sua anima più tradizionale e la rivisitazione, in atto in questi anni, da parte dei giovani milanesi.

Soux Milano, Scuola di Archiettura per bambini con il suo team di progettisti, architetti ed interior designer
apre le porte al laboratorio “La piazza che vorrei. Posti limitati prenotabili, previa iscrizione dal giorno 13 maggio, direttamente al chiosco.

Una trentina di bambini organizzati su due turni – il primo dalle ore 10 alle 12 ed il secondo dalle ore 13 alle ore 15 inizieranno il laboratorio con un’esplorazione di Piazza Buozzi per capire quali siano i bisogni delle persone che la abitano.

Durante tutta la manifestazione grazie a Scarabeo, una grande plancia di 2mt x 2mt permetterà a tutti i presenti di sfidarsi, oltre che con i vocaboli della lingua italiana, anche con quelli del dialetto milanese.

Dopo il successo dello scorso anno, tornano anche “I Giochi dei Nonni”, 11 postazioni in legno della tradizione popolare, un divertimento per tutte le fasce di età.

 

Alle ore 17 verrà lanciato il “1967” il primo “pannollo” di Giannasi, il nuovo panino a base di pollo che verrà servito per la prima volta in occasione di questa giornata speciale. I primi 100 che lo ordineranno riceveranno
la T-shirt del nostro 50° Anniversario in omaggio.

Alle ore 18, grazie al team di Milanosays, avverrà un incontro/scontro ironico tra generazioni a tema: Dialetto Milanese vs Riocontro. Uno scambio acceso sul modo di esprimersi di ieri e di oggi, tra personaggi
d’altri tempi e gen Z.

 

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Musei gratis a Milano, torna Domenica al Museo

omenica 2 giugno si rinnova l’appuntamento con #domenicalmuseo, l’iniziativa del Ministero della Cultura che consente l’ingresso gratuito, ogni prima domenica del mese, nei musei e nei parchi archeologici statali.

Le visite si svolgeranno nei consueti orari di apertura, con accesso su prenotazione dove previsto.

Che cosa si può vedere a Milano

A Milano, per l’occasione, sarà possibile visitare gratuitamente la Pinacoteca di Brera e il Cenacolo Vinciano, quest’ultimo previa prenotazione.

 

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Il parcheggio low cost a Saronno. Collegato direttamente alla stazione e davanti al comune.

Comodo per

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Contatti

  • Indirizzo:

    Via Milano, 3 Saronno (VA)

  • Altri contatti telefonici: